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Deep Fake

Roberta Monari • 2 gennaio 2021

Un viaggio nella protezione dei dati personali: deep fake     

Dopo la pausa natalizia torniamo con il nostro appuntamento "un viaggio nella protezione dei dati", l'articolo di oggi parla dei deep fake. Cosa sono innanzi tutto? Sono foto, video e audio, creati attraverso un software di intelligenza artificiale che partendo da contenuti reali, riesce a modificare o ricreare in modo realistico, caratteristiche o movimenti di un volto o di un corpo, nonché imitare fedelmente una voce. Il rischio riguarda tutti ed è dietro l'angolo, proprio perché molte app rendono possibile la realizzazione di deep fake, immaginatevi dunque defraudati della vostra identità in questo modo manipolata a vostra insaputa. Il deep fake è infatti il falso che ti ruba la faccia e la privacy. Le tecniche usate dai deepfake sono simili a quelle delle varie app con cui ci si può divertire a modificare la morfologia del volto, a invecchiarlo, a fargli cambiare sesso, ecc. La materia di partenza sono sempre i veri volti, i veri corpi e le vere voci delle persone, trasformati però in “falsi” digitali. Quella realizzata con i deepfake è una forma particolarmente grave di furto di identità. Le persone che compaiono in un deepfake a loro insaputa non solo subiscono una perdita di controllo sulla loro immagine, ma sono private anche del controllo sulle loro idee e sui loro pensieri, che possono essere travisati in base ai discorsi e ai comportamenti falsi che esprimono nei video. Le persone presenti nei deepfake potrebbero inoltre essere rappresentate in luoghi o contesti o con persone che non hanno mai frequentato o che non frequenterebbero mai, oppure in situazioni che potrebbero apparire compromettenti. In sostanza, quindi, un deepfake può ricostruire contesti e situazioni mai effettivamente avvenuti e, se ciò non è voluto dai diretti interessati, può rappresentare una grave minaccia per la riservatezza e la dignità delle persone. In particolari tipologie di deepfake, dette deepnude, persone ignare possono essere rappresentate nude, in pose discinte, situazioni compromettenti (ad esempio, a letto con presunti amanti) o addirittura in contesti pornografici. Con la tecnologia del deepnude, infatti, i visi delle persone (compresi soggetti minori) possono essere “innestati”, utilizzando appositi software, sui corpi di altri soggetti, nudi o impegnati in pose o atti di natura esplicitamente sessuale.
E’ anche possibile prendere immagini di corpi vestiti e “spogliarli”, ricostruendo l’aspetto che avrebbe il corpo sotto gli indumenti e creando immagini altamente realistiche. Inizialmente il fenomeno ha coinvolto personaggi famosi allo scopo di screditarli o ricattarli. Ma negli ultimi tempi, con la sempre maggiore diffusione di software che utilizzano questa tecnologia, il rischio coinvolge anche persone comuni,
le quali possono diventare oggetto di azioni psicologicamente e socialmente molto dannose. Come, ad esempio, il “revenge porn”, cioè la condivisione online - a scopo di ricatto, denigrazione o vendetta, da parte di ex partner, amanti o spasimanti respinti - di foto e video a contenuto sessuale o addirittura pornografico, che, nel caso del deepnude, sono ovviamente falsi. Video deepnude possono essere utilizzati, a totale insaputa dei soggetti rappresentati nelle immagini, anche per alimentare la pratica del sexting (cioè lo scambio e diffusione di immagini di nudo, che a volte coinvolge anche soggetti minori), la pornografia illegale e, purtroppo, anche reati gravissimi come la pedopornografia. Deepfake e cyberbullismo possono essere strettamente collegati, infatti un deep fake può essere realizzato per screditare le persone coinvolte o addirittura ricattarle chiedendo soldi o altro in cambio della mancata diffusione oppure per la sua cancellazione, laddove già diffuso, quando si parla di cyberbullismo le vittime principali sono i giovani. I deepfake sono collegati quindi anche al cybercrime (spoofing, phishing e ransomware).
Come proteggersi:  
1) Evitare di diffondere in modo incontrollato immagini personali o dei propri cari. In particolare, se si postano immagini sui social media, è bene ricordare che le stesse potrebbero rimanere online per sempre o che, anche nel caso in cui si decida poi di cancellarle, qualcuno potrebbe già essersene appropriato.
2) Anche se non è semplice, si può imparare a riconoscere un deepfake. Ci sono elementi che aiutano: l’immagine può appare pixellata (cioè un pò “sgranata”
o sfocata); gli occhi delle persone possono muoversi a volte in modo innaturale; la bocca può apparire deformata o troppo grande mentre la persona dice alcune cose; la luce e le ombre sul viso possono apparire anormali.
3) Se si ha il dubbio che un video o un audio siano un deepfake realizzato all’insaputa dell’interessato, occorre assolutamente evitare di condividerlo (per non moltiplicare il danno alle persone con la sua diffusione incontrollata). E si può magari decidere di segnalarlo come possibile falso alla piattaforma che lo ospita (ad esempio, un social media).
4) Se si ritiene che il deepfake sia stato utilizzato in modo da compiere un reato o una violazione della privacy, ci si può rivolgere, a seconda dei casi, alle autorità di polizia (ad esempio, alla Polizia postale) o al Garante per la protezione dei dati personali.
Fonte: Garante per la Protezione dei Dati Personali
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